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ArchiLetture

 ossesso

Pubblicato in: Ossesso, Italia
Di Gloria Deandrea
– Fonte: Pubblicato in: www.ossesso.it/index.php/articoli-2/73-archiletture
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L’architettura contemporanea si è ispirata molte volte all’arte nelle sue differenti forme ed espressioni, con maggior enfasi con l’arte astratta. Molti edifici emblematici dell’architettura moderna, che tutti gli architetti hanno nel proprio immaginario architettonico, sono direttamente relazionabili con opere d’arte o movimenti artistici. Queste architetture, frutto di un processo di depurazione, e trasposizione, sono come idee artistiche traslate e materializzate nella fisicità del mondo reale, dove alla fine hanno acquistato quella dimensione, la vita umana, che solo l’architettura nell’arte può albergare. L’arte astratta come interpretazione e sintetizzazione della realtà si materializza nella realtà stessa, con questi edifici e in qualche modo si tratta di un’idea che dopo un processo di trasmutazione torna al suo stato naturale. ArchiLetture costituisce una fase ulteriore in questo cambio di stato, una nuova trasmutazione che torna a collocare questi edifici nella sfera artistica della pittura su tela. Questi passaggi, non sono altro che un tentativo di depurare il superfluo, per far affiorare l’essenziale, ciò che realmente costituisce la forza di tali idee artistiche. Questo tipo di esplorazione o ricerca artistica si trova in numerose fotografie di architettura, che tentano di creare realtà apparentemente astratte rispettando architetture reali. Queste immagini giocando con l’inquadratura, le ombre e le luci, estraggono dalla realtà solo alcuni elementi, che acquisiscono in questa operazione una nuova prospettiva, a volte tendente all’astratto. Però a differenza del processo che si tenta con architetture, queste immagini continuano ad essere una rappresentazione della realtà. La trasposizione alla superficie bidimensionale della tela, la depurazione degli elementi di disturbo, l’eliminazione delle ombre portate, fanno di questi oggetti pittorici un’astrazione della realtà, in una sorta di neopurismo di ozenfantiana memoria.