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Parla pugliese l’architettura internazionale

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Pubblicato in: Cannibali, Italia
Di Giuseppe Boni
– Fonte: www.cannibali.it/leggi.php?n=1&i=660&c=5
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L’armonia è una dimensione importante per l’architetto Gianfranco Spada, bitontino trapiantato a Londra. I suoi progetti riflettono il rapporto tra spazio, oggetti e persone. In una realtà in cui l’architettura è alla ricerca di soluzioni sostenibili, gli architetti sono sfidati da questione etiche. Si tratta di una importante prerogativa per Gianfranco Spada. Rispetto per l’ambiente e l’uso intelligente di materiali sostenibili sono elementi visibili in tutti i suoi progetti. Linearità e spazi luminosi intendono esplorare i confini tra architettura e arte, una ricerca di semplicità.
Gianfranco, che ha studiato a Venezia, ha operato in molte città europee, particolarmente a Barcellona, dove nel 2000 ha costituito un’ associazione professionale denominata “Arquites”, seguita da “Atelier27”, una società di architettura che ha l’architetto ha co-fondato nel 2002. Gianfranco è ora al lavoro a Londra, dove è consulente presso un’azienda britannica impegnata in grandi progetti internazionali.
Tramite Angelo Iudice, presidente della londinese Accademia Apulia di cui Spada è membro, riprendiamo una conversazione con l’architetto.
Cosa ti ha portato a studiare architettura?
Sono tante le cose che mi hanno spinto a studiare architettura, ma sopratutto credo che abbia influito moltissimo la larga tradizione sartoriale della mia famiglia materna: fare un edificio e’ in fondo come confezionare un abito, ma con scala diversa.
Quali sono gli ingredienti per diventare un bravo architetto?
Ci sono molti modi per essere un bravo architetto, tutti diversi ma altrettanto validi. E’ però importante che la gente conosca la differenza tra un architetto famoso e un buon architetto, visto che fama e qualità non sempre coincidono nella stessa persona. La tendenza narcisista dell’architettura attuale ha posto al centro dell’attenzione il manufatto architettonico come rappresentante dell’ego del proprio creatore. In realtà io credo che un buon architetto cammina in una direzione totalmente opposta.

Quali gli ingredienti per un buon progetto?
Un buon progetto dipende fondamentalmente da un buon cliente. L’architetto non fa altro che materializzare le aspirazioni dei propri clienti.
Tre edifici che più preferisci.
Il Pantheon a Roma, probabilmente il più eccellente edificio della storia, il Padiglione di Barcellona di Mies Van der Rohe, e il museo Danteum di Terragni, purtroppo mai costruito.
Quali sono i principali fattori determinanti nel processo di progettazione?
I determinanti sono molti ed ogni volta differenti, quindi ti direi che fondamentalmente la cosa fondamentale e’ non dimenticare che gli utenti finali saranno delle persone, cosa che purtroppo molte volte viene dimenticata: mi riferisco sopratutto a quelle architetture che sfilano abbondantemente nelle riviste patinate ma che poi nella realtà sono spazi inabitabili e totalmente ostili.
Quale città europea ritieni sia più architettonicamente armoniosa?
Mi piacerebbe poter distinguere tra armonia architettonica ed armonia urbanistica. Ho vissuto in numerose città europee (Venezia, Bruxelles, Barcelona, Valencia, London) ed ognuna ha un qualche aspetto interessante sia a livello architettonico che urbanistico. Ma se dovessi sceglierne una direi Venezia per l’armonia urbanistica, e London per quella architettonica.
Europa, America, Asia: fino a che punto approcci architettonici differiscono?
Gli approcci all’architettura delle culture che tu menzioni sono evidentemente differenti, lo sono storicamente, culturalmente e tecnologicamente. Queste differenze però si stanno affievolendo, la globalizzazione ha reso anche l’architettura, un mercato unico, e purtroppo quelle diversità, che erano alla base della tradizione di un popolo, sono ormai diventate quasi aneddotiche.
C’è un architetto o un progettista del passato (o presente) che trovi particolarmente ispirante?
Più che architetti mi inspirano sopratutto personaggi del mondo dell’arte e della musica. Architettura, musica e arte sono discipline talmente relazionate, che ne sottovalutiamo le interferenze. Ma se devo scegliere un architetto allora ti direi Brunelleschi, che dopo secoli riesce ad essere più moderno di molti architetti a noi contemporanei.
Qual è stato il momento più gratificante della tua carriera?
La professione di architetto al contrario di quello che può sembrare, e’ abbastanza modesta e fatta di lavoro costante e continuato nel tempo. Il processo progettuale e’ lungo e laborioso, pieno di ostacoli e difficoltà e la gratificazione è una merce rara. Però ricordo che una volta qualche anno fa, mi avvicinai di nascosto ad una casa che avevo progettato e terminato un paio di anni prima, in un paesino della spagna; spiando dal recinto si intravedevano dei bambini che giocavano allegramente nella piscina, alle loro spalle uno splendido tramonto, attraverso le finestre si indovinavano i preparativi di una cena, ad un certo punto uno dei bambini si avvicinò e mi chiese innocentemente «chi sei?» ed io non sapendo che rispondere semplicemente dissi: «nessuno» ed andai via. Credo che il pronunciare quel nessuno sia stato il momento più gratificante della mia carriera.
A che punto siamo con la progettazione eseguita con materiali sostenibili?
La vera architettura è fatta solo di tecniche e materiali sostenibili, i nostri nonni costruivano edifici che erano realmente ecosostenibili, ed alcuni architetti continuiamo a farlo. Attualmente molti si fregiano, per una questione di marketing, di aggettivi che hanno perso totalmente il vero significato, e tutto sembra che sia eco, sostenibile, riciclabile etc.
La realtà è che l’architettura intesa come speculazione edilizia, in mano a quattro promotori senza scrupoli, non è e non sarà mai sostenibile.
Esiste un divario tra teoria universitaria e pratica professionale? In caso affermativo, quale consiglio daresti ad uno studente che si sta preparando per la professione?
Il mondo dell’Università e quello del lavoro sono purtroppo e credo sopratutto nel campo dell’architettura due realtà totalmente diverse. L’universià insegna cose che nel mondo reale avvolte non hanno nessuna applicazione diretta. In nessuna professione come quella dell’architetto è fondamentale una buona dosi di autodidattica, e forse e’ proprio questa la ricetta formativa che mi sento in grado di suggerire ad un futuro architetto.
Che titolo ha il libro sul tuo comodino?
Leggo molti saggi, e biografie, in questo momento ho un biografia sull’esilio di Diderot, un facsimile della Harry’s List of Covent garden ladies e un trattato musicale del settecento di Antonio Planelli.
Leggi magazine di architetturature/design?
Normalmente si, ricevo moltissime pubblicazioni sia di design che di architettura, ad allo stesso tempo in internet mi informo puntualmente sullo stato dell’arte del mondo del design in generale.
Sono anche impegnato con un foro di architettura aperto ed indipendente chiamato Architettabile ed un blog personale di architettura Avatars.
I tuoi interessi vanno oltre l’architettura: sei anche il presidente della Società Tommaso Traetta. Come e’ nata l’attrazione per questo musicista?
La musica è un linguaggio universale che tutti possono capire, ma allo stesso tempo ha regole meno conosciute, molte delle quali sono comuni all’architettura. Se si pensa infatti alla Suite di Fibonacci, è incredibile constatare come sia stata utilizzata tanto in musica come in architettura contribuendo sostanzialmente al quel concetto di armonia di cui si parlava precedentemente.
La missione della Traetta Society (ci si può iscrivere in Facebook) è quella di riscoprire la figura del musicista Tommaso Traetta, che fu uno dei grandi precursori di Mozart e il riformatore dell’Opera settecentesca. Traetta è una figura simbolo della creatività musicale italiana ed é stato ingiustamente relegato ad una posizione di secondo piano dalla potentissima storiografia musicale tedesca, che ha costruito le fondamenta della musica classica basandola esclusivamente su autori germanici.
Traetta rappresenta allo stesso tempo tutta una schiera di compositori del meridione italiano che in quel frangente storico, immediatamente antecedente alla rivoluzione francese, dominarono completamente il panorama musicale nazionale ed internazionale.
Traetta quindi rappresenta a pieno merito, la ricchezza artistica e culturale di quella parte d’Italia, il meridione, così tanto bistrattato durante l’unificazione italiana.
In riconoscimento ai contributi musicali di Tommaso Traetta, nel 1779 fu sepolto nella Sala della Musica dell’Ospedaletto a Venezia, ma nel 1982 le sue spoglie furono traslate a Bitonto. Perché?
Sicuramente è una questione di opinioni. Io sono del parere che la traslazione fu un grave errore sia da un punto di vista etico che culturale. Traetta decise di morire in Venezia, e probabilmente sapeva già prima di morire che sarebbe stato sepolto nell’Ospedaletto, la chiesa della musica per antonomasia; quindi eticamente si e’ fatto qualcosa contro la volontà di Traetta. Inoltre, per una questione culturale sarebbe stato più interessante qualora fosse rimasto sepolto a Venezia dove molta più gente avrebbe potuto conoscere la sua portata storica piuttosto che a Bitonto, modesta cittadina che Traetta abbandonò sin da giovane.
Qual e’ il futuro di Traetta Society?
La Traetta Society vuole essere un esempio solido di come la cultura immateriale di un popolo ha un grande valore. Sono molte le iniziative e le attività previste, non vorrei essere prolisso, ne cito solo una che è quella dell’organizzazione della Settimana Traetta, un festival aperto che si svolge annualmente durante gli otto giorni cha vanno dalla nascita alla morte del compositore (29 Marzo, 6 Aprile), in cui ogni giornata é dedicata ad una delle tappe biografiche del pellegrinaggio artistico di Traetta tra cui, naturalmente, Bitonto. Maggiori informazioni può trovarle nella web www.traetta.com